lunedì 30 maggio 2016

Sabato 11 giugno si apre al Castello di Duino la nuova mostra sulla "GRANDE GUERRA SULL'ADAMELLO"


SABATO 11 GIUGNO 2016
ALLE ORE 11.00 
Presso 
il CENTRO CONGRESSI 
DEL CASTELLO DI DUINO

Conferenza ed apertura della mostra 
"La Grande Guerra sull'Adamello - la Galleria del Corno di Cavento dalla riscoperta al recupero".


Promossa 
dalla Società Alpinisti Tridentini - Comitato Storico
 Catasto Regionale delle Cavità Artificiali Trentino - Alto Adige, 
della Società Alpinisti Tridentini e Società Speleologica Italiana
dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis e dal Castello di Duino srl 
all'interno 
del Progetto ISONZO SOCA 1915 VOCI DI GUERRA IN TEMPO DI PACE
sostenuto 
dalla Regione Autonoma Fvg
dalla Banca di Credito Cooperativo di Staranzano e Villesse 
con il patrocinio del 
Comune di Duino Aurisina Obcina Devin Nabrezina
Provincia di Trento
supervisione e collaborazione per lo studio della Galleria del Corno di Cavento 
Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento
L'iniziativa rientra nel programma ufficiale delle commemorazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale del Governo Italiano.


interverranno 
MASSIMO ROMITA 
Presidente Gruppo Ermada Flavio Vidonis

MARCO GRAMOLA
Presidente del Comitato Storica della Società Alpinisti Tridentini S.A.T., coordinatore del progetto di esplorazione e recupero.

MARCO MENEGHINI 
Catasto Cavità Artificiali del Trentino Alto Adige della S.A.T. e Società Speleologica Italiana

Conclusioni
MAURO DEPETRONI
Gruppo Ermada Flavio Vidonis

Per partecipare alla presentazione ed inaugurazione è necessario contattare il numero di telefono 040208120 /3886449114 (ingresso libero su prenotazione fino ad esaurimento posti).






CAVERNA del CORNO di CAVENTO
Nella primavera del 1916 (dal 12 aprile) si svolse la cruenta offensiva italiana contro le deboli difese austriache poste sul crinale di confine nel gruppo dell’Adamello. Occupato il passo e la cima Lobbia Alta, l’attacco proseguì lungo il crinale della testata di Val di Fumo (Cresta Croce, Dosson di Genova e Monte Fumo); il 29 e 30 aprile gli alpini avanzarono contro i passi di Folgorida e Topete con l’intento di scendere in Val Rendena dalla via più breve, posta a metà della Val di Genova e aprirsi, attraverso la Val Rendena, la strada per Trento. Gli alpini riuscirono a conquistare il Crozzon di Folgorida e di Lares e Passo di Cavento, mentre si infransero nel sangue i vari attacchi contro la linea dei Passi che saranno abbandonati dai difensori austro-ungarici solo dopo la presa italiana del Crozzon e del Passo del Diavolo (17 maggio 1916). Le truppe italiane riuscirono a discendere in Val di Genova, ma furono costrette a ritirarsi per il pericolo di valanghe e per le difficoltà di rifornimento, dopo aver incendiato i rifugi Bedole e Lares. Gli austriaci, la notte del 30 aprile 1916, dopo una marcia forzata da Tione occuparono stabilmente il Corno di Cavento (3402 s.l.m.), che in seguito divenne il caposaldo avanzato di tutto lo schieramento difensivo austriaco sulla Vedretta del Lares (170° Landsturm cap. Feichtner).
 Dall'11 febbraio del 1917 il ten. Felix Hecht von Eleda assunse il comando del Corno di Cavento con la 1° compagnia esploratori dei Tiroler Kaiserjäger, precedentemente presidiato da una compagnia del 161° battaglione Landsturm al comando del cap. Fahrner. L’obiettivo assegnato al ten. Hecht dagli alti comandi era quello di portare al massimo le difese del Corno di Cavento con la costruzione di una postazione sotterranea per artiglieria in grado di interdire i rifornimenti italiani sulla Vedretta della Lobbia.
Dal 21 febbraio con i primi colpi di mina ebbe inizio lo scavo di una galleria in roccia poco sotto la vetta, ad opera di una compagnia Sappeur (zappatori) comandata, dal marzo a fine maggio 1917, dal cap. Navratil. I lavori di scavo della galleria si protrassero per circa 3 mesi causando numerosi feriti causati da incidenti da mina. Oltre che fungere da sicuro riparo in caso di bombardamento, la galleria venne in seguito trasformata in fortino, con feritoie per mitragliatrici e cannoni rivolte verso il Passo di Cavento e la Vedretta della Lobbia occupati dalle truppe italiane. Alla vigilia dell’attacco italiano la cima del Corno era armata con 2 cannoni da 7.5, con osservatorio e riflettore, 3 bombarde e alcune mitragliatrici.
Il 15 giugno del 1917, dopo un violentissimo bombardamento, circa 1500 alpini sferrarono l’attacco contro il presidio austriaco (circa 200 uomini) del Corno di Cavento con direzioni di attacco dalla Vedretta di Lares, dalla Cresta Nord e dall’inviolato versante ovest. Una quindicina di difensori rimasero intrappolati nella galleria di vetta e si arresero agli alpini. Molti altri caddero sulla posizione e con loro il comandante Hecht. I superstiti si ritirarono nelle gallerie nel ghiaccio della vedretta di Lares e verso le vicine postazioni sul Monte Folletto.
 Dopo la conquista il Corno di Cavento venne presidiato dalla 3° compagnia Volontari alpini comandata dal cap. Luigi Bresciani e rinforzata da metà della 241° compagnia del battaglione Val Baltea. In breve tempo la cima del Corno venne trasformata in una roccaforte con la costruzione di sentieri attrezzati, una teleferica e più di una decina di baracche dislocate sul versante nord ovest della montagna, in quanto le ex difese austriache non potevano essere utilizzate perchè completamente esposte al fuoco nemico.
Anche la caverna in roccia dovette per forza maggiore essere adattata alle nuove esigenze del fronte con la costruzione di un alto muro composto da sacchi di ghiaia davanti alle ex entrate austro ungariche.
A un anno esatto dalla conquista italiana, il 15 giugno del 1918 gli austriaci rioccuparono il Corno di Cavento attaccando dalla Vedretta di Lares, dopo lo scavo di una galleria nel ghiaccio che arrivava fin sotto le prime linee italiane (Bergführerkompanie Nr. 12 e Hochgebirgskompanie Nr. 29); anche in questa occasione nella galleria di vetta vennero fatti dei prigionieri, ma questa volta italiani; il comandante del presidio del Corno di Cavento, Fabrizio Battanta, riuscì però miracolosamente a fuggire verso il Passo di Cavento.
La riconquista e l’occupazione austriaca durò circa un mese. Il 19 luglio 1918 il presidio venne annientato dopo un poderoso attacco italiano portato su tutti i versanti della montagna. Nella galleria di vetta morì il comandante della guarnigione austriaca Franz Oberrauch orrendamente ferito dalle esplosioni; gran parte dei difensori vengono fatti prigionieri e solo pochi riuscirono a ritirarsi sulle posizioni del Folletto e nel sistema difensivo sotterraneo della vedretta di Lares.
Da quel momento il Corno di Cavento rimase dominio italiano sino alla fine del conflitto e per alcuni giorni dopo la firma dell’armistizio fu presidiato dagli alpini della 311° compagnia.
 Dopo la fine del conflitto la galleria del Corno di Cavento (CA 448 VT TN) sicuramente fu visitata da recuperanti di materiale bellico, ma in seguito e in breve tempo si riempì di ghiaccio e neve, che la sigillarono per molti anni.
L’esistenza della galleria era nota nel mondo storico e alpinistico, ma solo dopo il 2003, anno da ricordarsi per la torrida estate, e negli anni successivi lo spessore del ghiaccio interno della galleria diminuì, permettendo il passaggio, strisciando, all’interno.
Dal 2007 al 2010 per iniziativa congiunta della Provincia autonoma di Trento (Soprintendenza per i Beni storico artistici e Servizio Bacini montani), della Società Alpinisti tridentini e delle Guide Alpine, dopo aver sciolto il ghiaccio che colmava l'ipogeo, strutture e reperti di ogni tipo sono stati trovati esattamente come furono lasciati più di novanta anni fa, all'atto della discesa a valle degli ultimi soldati italiani che lo occupavano. Centinaia di reperti, alcuni dei quali di rilevante importanza, sono stati recuperati, catalogati e sistemati nei magazzini provinciali in attesa di una futura collocazione museale.
La caverna del Corno di Cavento rappresenta perciò una testimonianza assolutamente eccezionale - a cui è stato dedicato un impegno di mezzi e personale notevole, con una ricerca archeologica e speleologica unica nel suo genere per il periodo storico trattato - e dall’estate 2011, in accordo con gli organi provinciali competenti, è stata resa accessibile con visite guidate che hanno coinvolto anche istituti scolastici e l’alpinismo giovanile.







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