SABATO 11 GIUGNO 2016
ALLE ORE 11.00
Presso
il CENTRO CONGRESSI
DEL CASTELLO DI DUINO
Conferenza ed apertura della mostra
"La Grande Guerra sull'Adamello - la Galleria del Corno di Cavento dalla riscoperta al recupero".
Promossa
dalla Società Alpinisti Tridentini - Comitato Storico
Catasto Regionale delle Cavità Artificiali Trentino - Alto Adige,
della Società Alpinisti Tridentini e Società Speleologica Italiana
dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis e dal Castello di Duino srl
all'interno
del Progetto ISONZO SOCA 1915 VOCI DI GUERRA IN TEMPO DI PACE
sostenuto
dalla Regione Autonoma Fvg
dalla Banca di Credito Cooperativo di Staranzano e Villesse
con il patrocinio del
Comune di Duino Aurisina Obcina Devin Nabrezina
Provincia di Trento
supervisione e collaborazione per lo studio della Galleria del Corno di Cavento
Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento
L'iniziativa rientra nel programma ufficiale delle commemorazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale del Governo Italiano.
interverranno
MASSIMO ROMITA
Presidente Gruppo Ermada Flavio Vidonis
MARCO GRAMOLA
Presidente del Comitato Storica della Società Alpinisti Tridentini S.A.T., coordinatore del progetto di esplorazione e recupero.
MARCO MENEGHINI
Catasto Cavità Artificiali del Trentino Alto Adige della S.A.T. e Società Speleologica Italiana
Conclusioni
MAURO DEPETRONI
Gruppo Ermada Flavio Vidonis
Per partecipare alla presentazione ed inaugurazione è necessario contattare il numero di telefono 040208120 /3886449114 (ingresso libero su prenotazione fino ad esaurimento posti).
CAVERNA
del CORNO di CAVENTO
Nella
primavera del 1916 (dal 12 aprile) si svolse la cruenta offensiva
italiana contro le deboli difese austriache poste sul crinale di
confine nel gruppo dell’Adamello. Occupato il passo e la cima
Lobbia Alta, l’attacco proseguì lungo il crinale della testata di
Val di Fumo (Cresta Croce, Dosson di Genova e Monte Fumo); il 29 e 30
aprile gli alpini avanzarono contro i passi di Folgorida e Topete con
l’intento di scendere in Val Rendena dalla via più breve, posta a
metà della Val di Genova e aprirsi, attraverso la Val Rendena, la
strada per Trento. Gli alpini riuscirono a conquistare il Crozzon di
Folgorida e di Lares e Passo di Cavento, mentre si infransero nel
sangue i vari attacchi contro la linea dei Passi che saranno
abbandonati dai difensori austro-ungarici solo dopo la presa italiana
del Crozzon e del Passo del Diavolo (17 maggio 1916). Le truppe
italiane riuscirono a discendere in Val di Genova, ma furono
costrette a ritirarsi per il pericolo di valanghe e per le difficoltà
di rifornimento, dopo aver incendiato i rifugi Bedole e Lares. Gli
austriaci, la notte del 30 aprile 1916, dopo una marcia forzata da
Tione occuparono stabilmente il Corno di Cavento (3402 s.l.m.), che
in seguito divenne il caposaldo avanzato di tutto lo schieramento
difensivo austriaco sulla Vedretta del Lares (170° Landsturm cap.
Feichtner).
Dall'11
febbraio del 1917 il ten. Felix Hecht von Eleda assunse il comando
del Corno di Cavento con la 1° compagnia esploratori dei Tiroler
Kaiserjäger, precedentemente presidiato da una compagnia del 161°
battaglione Landsturm al comando del cap. Fahrner. L’obiettivo
assegnato al ten. Hecht dagli alti comandi era quello di portare al
massimo le difese del Corno di Cavento con la costruzione di una
postazione sotterranea per artiglieria in grado di interdire i
rifornimenti italiani sulla Vedretta della Lobbia.
Dal
21 febbraio con i primi colpi di mina ebbe inizio lo scavo di una
galleria in roccia poco sotto la vetta, ad opera di una compagnia
Sappeur (zappatori) comandata, dal marzo a fine maggio 1917, dal cap.
Navratil. I lavori di scavo della galleria si protrassero per circa 3
mesi causando numerosi feriti causati da incidenti da mina. Oltre che
fungere da sicuro riparo in caso di bombardamento, la galleria venne
in seguito trasformata in fortino, con feritoie per mitragliatrici e
cannoni rivolte verso il Passo di Cavento e la Vedretta della Lobbia
occupati dalle truppe italiane. Alla vigilia dell’attacco italiano
la cima del Corno era armata con 2 cannoni da 7.5, con osservatorio e
riflettore, 3 bombarde e alcune mitragliatrici.
Il
15 giugno del 1917, dopo un violentissimo bombardamento, circa 1500
alpini sferrarono l’attacco contro il presidio austriaco (circa 200
uomini) del Corno di Cavento con direzioni di attacco dalla Vedretta
di Lares, dalla Cresta Nord e dall’inviolato versante ovest. Una
quindicina di difensori rimasero intrappolati nella galleria di vetta
e si arresero agli alpini. Molti altri caddero sulla posizione e con
loro il comandante Hecht. I superstiti si ritirarono nelle gallerie
nel ghiaccio della vedretta di Lares e verso le vicine postazioni sul
Monte Folletto.
Dopo
la conquista il Corno di Cavento venne presidiato dalla 3° compagnia
Volontari alpini comandata dal cap. Luigi Bresciani e rinforzata da
metà della 241° compagnia del battaglione Val Baltea. In breve
tempo la cima del Corno venne trasformata in una roccaforte con la
costruzione di sentieri attrezzati, una teleferica e più di una
decina di baracche dislocate sul versante nord ovest della montagna,
in quanto le ex difese austriache non potevano essere utilizzate
perchè completamente esposte al fuoco nemico.
Anche
la caverna in roccia dovette per forza maggiore essere adattata alle
nuove esigenze del fronte con la costruzione di un alto muro composto
da sacchi di ghiaia davanti alle ex entrate austro ungariche.
A
un anno esatto dalla conquista italiana, il 15 giugno del 1918 gli
austriaci rioccuparono il Corno di Cavento attaccando dalla Vedretta
di Lares, dopo lo scavo di una galleria nel ghiaccio che arrivava fin
sotto le prime linee italiane (Bergführerkompanie Nr. 12 e
Hochgebirgskompanie Nr. 29); anche in questa occasione nella galleria
di vetta vennero fatti dei prigionieri, ma questa volta italiani; il
comandante del presidio del Corno di Cavento, Fabrizio Battanta,
riuscì però miracolosamente a fuggire verso il Passo di Cavento.
La
riconquista e l’occupazione austriaca durò circa un mese. Il 19
luglio 1918 il presidio venne annientato dopo un poderoso attacco
italiano portato su tutti i versanti della montagna. Nella galleria
di vetta morì il comandante della guarnigione austriaca Franz
Oberrauch orrendamente ferito dalle esplosioni; gran parte dei
difensori vengono fatti prigionieri e solo pochi riuscirono a
ritirarsi sulle posizioni del Folletto e nel sistema difensivo
sotterraneo della vedretta di Lares.
Da
quel momento il Corno di Cavento rimase dominio italiano sino alla
fine del conflitto e per alcuni giorni dopo la firma dell’armistizio
fu presidiato dagli alpini della 311° compagnia.
Dopo
la fine del conflitto la galleria del Corno di Cavento (CA 448 VT TN)
sicuramente fu visitata da recuperanti di materiale bellico, ma in
seguito e in breve tempo si riempì di ghiaccio e neve, che la
sigillarono per molti anni.
L’esistenza
della galleria era nota nel mondo storico e alpinistico, ma solo dopo
il 2003, anno da ricordarsi per la torrida estate, e negli anni
successivi lo spessore del ghiaccio interno della galleria diminuì,
permettendo il passaggio, strisciando, all’interno.
Dal
2007 al 2010 per iniziativa congiunta della Provincia autonoma di
Trento (Soprintendenza per i Beni storico artistici e Servizio Bacini
montani), della Società Alpinisti tridentini e delle Guide Alpine,
dopo aver sciolto il ghiaccio che colmava l'ipogeo, strutture e
reperti di ogni tipo sono stati trovati esattamente come furono
lasciati più di novanta anni fa, all'atto della discesa a valle
degli ultimi soldati italiani che lo occupavano. Centinaia di
reperti, alcuni dei quali di rilevante importanza, sono stati
recuperati, catalogati e sistemati nei magazzini provinciali in
attesa di una futura collocazione museale.
La
caverna del Corno di Cavento rappresenta perciò una testimonianza
assolutamente eccezionale - a cui è stato dedicato un impegno di
mezzi e personale notevole, con una ricerca archeologica e
speleologica unica nel suo genere per il periodo storico trattato - e
dall’estate 2011, in accordo con gli organi provinciali competenti,
è stata resa accessibile con visite guidate che hanno coinvolto
anche istituti scolastici e l’alpinismo giovanile.
Nessun commento:
Posta un commento